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I miei orizzonti

5,70
E stanco son io d’essere solo, / non apprezzare più il mare, / non prendermi pause per respirare.

Fogli d’ottobre

5,70
E cantando / rinchiusi il baule dei sogni / perduti / e ritrovati, / dentro una canzone.

Saracina

9,50
…chista è a vita / (cchiù gauta e putenti / d’ogni cosa) / dura comu a timpa / ca ti rumpi i denti / e a voti duci / comu na carizza

Munuzzagghi e ratteddi. Poesie sparse in vernacolo siciliano

12,35
Se nasci ’nta la menti e dintra o’ cori / ’a puisia diventa biddizza eterna: / né tempu né morti chiù la guverna.

Aspetterò la luna

9,50
Aspetterò la luna, / perché certamente è stellato / tutto ciò che ti devo, / nell’ultimo giorno / resterò nella tua grazia, / e domani / sarà ancora più bello.

Verso Occidente

9,50
«Ti prego lascia/lascia che sia/per una volta soltanto/una mia poesia...»

Sciocche lacrime

11,40
«sotto la collana veneziana delle mie lacrime irrilevanti/il mondo ingigantisce sebbene sempre più piccolo»

Finestra

9,50
I cani ancora svegli che inseguono le ruote del mio/correre tra le lampade arancioni sputate sull’asfalto,/mentre ripenso al giorno appena gravido di te.

Riverberi d’emozioni

9,50
«Sorriso del mondo,/arcobaleno del mio presente,/energia esplosiva/d’illusioni inesistenti/nel riverbero solare/delle tue corse e tue innocenti parole,/che blaterano vita e speranza...»

Eretici, avventurieri e cospiratori. Poeti siciliani nel travagliato Seicento

11,40
Uomini liberi che seguirono il loro istinto e non ebbero timore a esprimere le loro idee contro il potere dispotico della monarchia spagnola, il potere arbitrario della nobiltà e il potere oscurantista dell’inquisizione.

Immagini di poesia

12,35
«E quell’incontro inatteso di una fotografa e di un poeta ha fatto sì che il dialogo istituitosi fra immagine e parola generasse nuove parole e immagini nuove, come si fosse costituita, difatti, una sorta di “cogente ecolalia” tra figura e verbo.»

Il cigno di Baudelaire

9,50
“Chi non ha letto Baudelaire nell'adolescenza è partito svantaggiato per l'avventura della vita”, scrive Conte con inesausta fede nella poesia, che, nel caso de I Fiori del Male, al quale egli è devoto, diviene un “invito a vivere la vita nella sua pienezza torbida e debordante, in bilico fra il cielo e il fango, tra l’amore e l’odio, la fuga e la ribellione, il bene e il male, la noia e il piacere, l’orrore e la bellezza”.