«Amo le parole, le adopero nell’insegnare, le coltivo per scrivere, le assaporo nel leggere, le condivido nella cura. Non avrei potuto fare altro che questo: vivere le parole».
Come in un medievale Trionfo della morte, l’epidemia ci ha mostrato la verità dietro le apparenze, ha fatto luce sul corpo sociale e su chi ci stava accanto
Alarcón è considerato un abile narratore dallo stile realista anche se ancora legato al gusto romantico. Nei suoi racconti sa descrivere con abilità e vigore il carattere del popolo spagnolo attraverso eventi e singolari episodi spesso ispirati alla guerra d’indipendenza.
Caratterizzati da uno stile dinamico, vivace, e da un linguaggio semplice, naturale e spontaneo, spesso farcito di proverbi, ritornelli, frasi colloquiali e di neologismi in voga all’epoca, i racconti, tuttora attuali, offrono al lettore una gradevole e amena lettura.
Impensabile conseguenza positiva di una pandemia: il Covid-19 contribuisce a far riemergere da un oblio plurisecolare e restituisce a Siracusa, sua città natale, un simpatico senatore e poeta tardoantico misconosciuto, Iunio Naucellio.
Passi a piedi, passi a memoria tra le maschere e le icone d’una città smodata, nel suo cuore di prorompente vitalità che riversa arguzie e malumori, disinganno e dileggio, candore e ferocia, ostinate inerzie e gaia anarchia.
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